Dai robot Numero 5 e Vicki all’alieno che si chiama Mork e su un uovo viene da Ork. Da Roger Rabbit al principe di Zamunda. Vi proponiamo una selezione dei protagonisti delle serie e dei film che, secondo noi, racchiudono il senso di quel decennio. E che ci mancano, adesso più di prima
*“*Nostalgia: il ricordo delle cose passate.”William Shakespeare
Oggi, con i piedi negli anni 2020 del coronavirus, sembrano preistorici, gli ’80. Sia per chi li ha vissuti, sia per chi no. E a sfogliare questa gallery, forse, parranno ancora più lontani. Sitcom sulle famiglie del “Mulino Bianco” da guardare centellinate, una puntata per volta, secondo le indicazioni della guida tivù (esiste ancora?), ché il binge watching e lo streaming di qualità nemmeno si potevano immaginare. O la nuova commedia hollywoodiana, dai Blues Brothers in poi, da godere nei cinema che si svuotano piano piano, vhs dopo vhs (altro che poltroncine alterne una volta fatto il biglietto online!).
Abbiamo censito 50 personaggi usciti da lì, che secondo noi racchiudono il senso di quel decennio. Ce ne sono per tutti i gusti: dal robot Numero 5 di Corto Circuito,** **che potrebbe essere il papà di WALL•E della Pixar, all’acidissima governate dei Jefferson; dal cummenda (Camillo) Zampetti de I Ragazzi della 3a C, antesignano del Milanese Imbruttito e – per chi ama parecchio il genere – del “Marco Ranzani da Cantù”, al Principe Akeem del ricchissimo paese africano fake di Zamunda ne Il principe cerca moglie; dal papero che si dà al rock in Howard e il destino del mondo all’alieno che si chiama Mork e su un uovo viene da Ork (Mork & Mindy, naturalmente).
Dunque, preparatevi a un’overdose di nostalgia. E non si sentano esclusi coloro che, per motivi anagrafici, non hanno intercettato questi 50 personaggi: qualcuno ha detto che certe cose ci mancano anche se non le abbiamo mai vissute.
Numero 5 in “Corto circuito”
Non vi sembra il papà di “WALL•E”, ma in carne e ossa, pardon, in ferro e microchip? Vent’anni prima del robottino solitario della Pixar, infatti, Numero 5 del regista John Badham buca lo schermo, fa molto ridere e conquista il botteghino prendendo vita grazie a un fulmine e scappando dall’esercito che lo vuole disassemblare. La sua battuta più bella: “Input! Ancora Input”
Vicki in “Super Vicki”
Per restare in tema di robot: ricordate la bambina vestita praticamente da Cappuccetto rosso che accende le lampadine infilandosele in bocca, studia a memoria i libri sfogliandoli alla velocità della luce e dorme nell’armadio? Esatto, la Vicki del telefilm americano “Super Vicki”, in cui viene creata dal signor Ted Lawson e spacciata come sua figlia adottiva. Per la cronaca: l’attrice che l’ha interpretata – Tiffany Michelle Brisette – oggi fa l’infermiera in Colorado
Lisa Houseman in “Dirty Dancing – Balli proibiti”
Si potrebbe parlare di Baby (Jennifer Grey), che “nessuno può mettere in un angolo” da quel 1987, o di Johnny (Patrick Swayze), l’istruttore di danza che le fa perdere la testa nell’estate del sogno di Martin Luther King. Ma, a un certo punto, a rubare la scena a entrambi è la sorella di lei, Lisa (Jane Brucker), capricciosa e vanesia, che sul palco del villaggio vacanze Kellerman si esibisce nel ballo+canto “Hula Hana”. Note a margine: pare che il pezzo sia stato scritto dalla stessa Jane Brucker
Marrabbio in “Love Me Licia”
All’anagrafe Anacleto Marrabbio, padre di Licia, proprietario del Mambo (specialità okonomiyaki, il più popolare piatto street food di Osaka). Segni particolari: facile all’ira, iperprotettivo, geloso, terribilmente all’antica, odiatore professionista dei cantanti “cappelloni”, un look improbabile anche per gli anni ’80. A interpretarlo divinamente – si fa per dire –, il doppiatore Salvatore Landolina in questo telefilm ispirato ai personaggi dell’anime “Kiss Me Licia”, di cui ne rappresenta idealmente il sequel (foto: Getty Images)
John Keating ne “L’attimo fuggente”
Alzi la mano chi non ha mai desiderato di salire in piedi sul tavolo di scuola dicendo “Capitano, mio capitano!”, dopo aver visto questo capolavoro di Peter Weir (“Picnic ad Hanging Rock”, “Witness – Il testimone”, “The Truman Show”), con Robin Williams nei panni del professore perfetto, John Keating. Che probabilmente, di questi tempi di quarantena, riuscirebbe persino a far funzionare la scuola a distanza (foto: Getty Images)
Florence Johnston ne “I Jefferson”
Che meraviglia le battute acide pronunciate dall’attrice Marla Gibbs, che per 11 stagioni e 253 episodi è stata la domestica di George e Louise “Weezy” Jefferson nella mitica sitcom a tema interraziale. In particolare, Florence ce l’ha sempre con lui, po’ riccastro, un po’ arrivista, un po’ conformista, che da Harlem arriva all’Upper East Side di Manhattan con una catena di lavanderie. Che Rosario di “Will & Grace” si sia ispirata a lei? Ps. In questo scatto di gruppo è la donna in basso, che ha capito da che parte sta l’obiettivo del fotografo (foto: Getty Images)
Sebastian ne “La sirenetta”
Altro che il pesce Flounder o la stessa sirenetta Ariel: “in fondo al mar” vince questo granchio, che può essere erroneamente scambiato per un’aragosta o anche per un gambero, canta canzoni da Oscar e fa da bodyguard alla figlia prediletta del re Tritone. Chissà chi lo interpreterà nel live-action a cui sta lavorando Rob Marshall (“Chicago”, “Into the Woods”, “Il ritorno di Mary Poppins”)… Il suo unico rivale: forse, il gabbiano saccente Scuttle
Camillo Zampetti ne “I ragazzi della 3ª C”
Molto prima del Milanese Imbruttito e – per chi ama parecchio il genere – del “Marco Ranzani da Cantù”, c’è lui: il “cummenda” per eccellenza, l’industrialotto lombardo a Roma, il papy della bella Sharon della Terza C del liceo Giacomo Leopardi. Sue le espressioni ormai “idiomatiche” – e non stiamo esagerando –: “Taaac!”, “L’idea mi esalta!”, “Uè, animali!”. Ecco perché Guido Nicheli – morto nel 2019 senza invecchiare – sarà per sempre Sciur Zampetti
Elwood Blues in “The Blues Brothers”
Siccome la maggior parte, in genere, tifa per Jake Blues, alias John Belushi, noi prendiamo le difese dell’altro, ovvero Elwood Blues/Dan Aycroid. Anche solo per celebrarlo in un film diverso da “Una poltrona per due”, che è di tre anni dopo. E anche solo per sentirlo dire: “Siamo in missione per conto di Dio” (foto: Getty Images)
Burl Smith in “Love Boat”
Se il nome non vi dice molto, ci sta. Perché Burl Smith/Fred Grandy in realtà è sempre e solo “Gopher” e cioè il tizio che in questa foto ha il tutore al braccio. Di tutto l’equipaggio della Pacific Princess, la nave da crociera della sitcom americana del papà di “Beverly Hills 9010” Aaron Spelling, lui è il commissario di bordo buffo e impacciato. Dopo 10 stagioni e, forse un’indigestione di “Mare profumo di mare”, è giusto sottolineare che il nostro preferito si dà alla politica: quattro mandati da deputato alla Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Iowa, fino a quando tenta senza successo di vincere le elezioni come governatore (foto: Getty Images)
Principe Akeem di Zamunda ne “Il principe cerca moglie”
In attesa del fedele sequel, che dovrebbe arrivare in Italia a Natale 2020, ci fa sorridere ripensare a una delle scene de “Il principe cerca moglie” più viste su YouTube, quella in cui Eddie Murphy in versione erede al trono dell’immaginario e ricchissimo paese africano di Zamunda arriva nel Queens, si mette al balcone, saluta con calore i vicini e si gode il primo “vaffanculo” della vita
Automan in “Automan”
Non è questa la sede per dirimere l’annoso affaire: è o non è “Automan” la copia di “Tron” della Disney? Qui ci si concede solo una sana overdose di nostalgia per Chuck Wagner nei panni di Automan, ologramma nato dalla mente di un programmatore un po’ sfigato del dipartimento di polizia di Los Angeles, che si inventa un videogioco con protagonista il compagno perfetto nella lotta al crimine. In seguito a un sovraccarico di corrente, quest’ultimo prende vita e son problemi, ma anche soddisfazioni… Che durano poco, però: 13 episodi per un’unica stagione
Duckie Dale in “Bella in rosa”
Dimenticate, almeno qui, Andie Walsh, la rossa interpretata da Molly Ringwald (che tanto avete visto anche in “Breakfast Club” e prima ancora in “Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare”). Concentratevi sul tipo che sta alla sua sinistra, che è poi quello con la faccia più simpatica. Un po’ Matthew Broderick e un po’ Jerry Lewis, in questo teen-movie Jon Cryer interpreta l’amico svalvolato della protagonista mentre lei, squattrinata, si innamora del ricco compagno di scuola (il ragazzo a destra) a un passo dal prom (il ballo d’addio). La scena che valorizza tutto il suo talento? Quella in cui balla e canta in playback “Try A Little Tenderness” di Otis Redding nel negozio di dischi (foto: Getty Images)
Alf in “ALF”
Non si discute: al primo posto di un’ipotetica classifica dei pupazzi animati degli anni ’80 c’è Uan, protagonista del programma ”Bim bum bam”. Ma il secondo posto è di Gordon Shumway, Alf (acronimo di Alien Life Form) per la famiglia presso cui atterra direttamente dal pianeta Melmac e lo tiene al sicuro dalla NASA e dai vicini di casa. Duecentoventinove anni portati da Dio, affamato di gatti, potrebbe essere considerato la versione infantile e arrogante di E.T. l’extra-terrestre
Nick Bradshaw in “Top Gun”
Per tutti “Goose”. Se nel sequel (in arrivo a dicembre 2020) rivedremo Tom Cruise ancora nei panni del tenente Pete “Maverick” Mitchell, non possiamo dire lo stesso di Anthony Edwards, ovvero l’amico che muore al minuto 107 del primo “Top Gun”, lasciando la moglie (Meg Ryan) e un figlio (foto: Getty Images)
KITT in “Supercar”
Sinceramente, sarebbe stato troppo facile mettere Michael Knight. E poi – almeno per chi scrive –, David Hasselhoff è e sempre sarà il guardaspiaggia Mitch Buchannon di “Baywatch”, che è sì una serie del 1989, ma alla fine è più anni ’90. O no? E allora, KITT, la prima automobile a guida automatica della storia, indistruttibile, parlante e pure ironica. Applausi a scoppio ritardato ai due doppiatori che le hanno dato la voce: Adolfo Lastretti e Massimo Venturiello (foto: Getty Images)
Cedric Errol ne “Il piccolo Lord”
Ah, quel caschetto biondo, che anche nel 1980 fa subito Raffaella Carrà! Rick Schroder, il giovane attore che lo sfoggia con nonchalance, addirittura se lo tiene stretto negli anni a seguire: almeno fino alla prima stagione della sitcom “Il mio amico Ricky”, che in Itaia va in onda nel 1984 e in cui prova a lasciarsi alle spalle il ruolo di Cedric, ragazzino poverissimo alle prese con un nonno super burbero e super ricco
Alex P. Keaton in “Casa Keaton”
In questa sitcom-gioiellino di sette stagioni, seguita persino dall’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, Michael J. Fox è il figlio diciassettenne di due genitori fricchettoni nell’America post-Woodstock, polemico da morire, fissato con l’economia e la finanza, adorabile. Non stupisce che abbia colpito il regista Robert Zemeckis, che l’ha poi voluto nella saga di “Ritorno al futuro” (foto: Getty Images)
Roger Rabbit in “Chi ha incastrato Roger Rabbit”
Riuscite a pensare a qualcosa di più iconico di questo best seller, che resta fusione perfetta tra cartone e fotogramma? La parte animata porta la firma del premio Oscar Richard Williams, scomparso l’anno scorso, che ha disegnato il coniglio di Cartoonia ispirandosi sia ai personaggi dei Looney Tunes sia agli eroi della Disney. A proposito, pare che la tuta di Rober fosse un tributo a Pippo, i guanti a Topolino e il papillon a Porky Pig (foto: Getty Images)