Altro che zitelle. Quella che un tempo era un categoria vittima di pregiudizi, oggi si rivela come una delle più felici. Lo dimostra una ricerca portata avanti dall’agenzia di analisi di mercato Mintel, di Londra, secondo la quale il 32{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8} delle donne single tra i 45 e i 65 anni è felice di stare da sola, mentre è soddisfatto della sua soddisfazione appena il 19{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8} degli uomini appartenenti alla stessa fascia d’età. Il motivo? Sono in grado ci concentrarsi sulle proprie passioni e sul lavoro senza sentirsi penalizzate dalla mancanza di una relazione stabile.
Ammettiamolo: non serviva uno studio per provarlo, ma tant’è. Due ricercatori, Gijsbert Stoet dell’università di Glasgow e Keith Laws dell’università di Hertfordshire, hanno pubblicato su Bmc Psychology uno studio secondo il quale le donne sono risultate più efficaci sotto pressione degli uomini, perché più riflessive e organizzate, ma meno impulsive. In particolare, i ricercatori hanno messo a confronti due gruppi di sesso diverso, alle prese con compiti semplici, da fare uno per volta, e le abilità sono risultate uguali tra uomini e donne. Ma quando sono state proposte attività di natura diversa da completare in poco tempo, simulando abilità multitasking (localizzare dei ristoranti su una mappa, risolvere quesiti matematici semplici, cercare una chiave), gli uomini sono risultati più lenti, con un tasso di errore più alto.
È un dato ormai assodato: in una classe mista, le bambine sono quelle che, in media, ottengono risultati migliori. I ricercatori delle università americane della Georgia e della Columbia hanno analizzato la questione concludendo che il merito è di un certo comportamento più flessibile e allo stesso tempo meglio organizzato dei loro compagni.
Proprio così: secondo uno studio portato avanti dall’Istituto di Genomica dell’Università del Maryland, le postazioni di lavoro delle donne presentano quasi il 10{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8} di batteri in meno delle scrivanie degli uomini.
Lo sostengono i ricercatori del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, secondo i quali le sommelier avrebbero un vantaggio sui colleghi maschi nella capacità di distinguere gli odori. Da un decennio Paul Breslin della Rutgers Universtity e dalla sua collaboratrice Pamela Dalton conducono studi sul tema: alla base di questa capacità ci sarebbe il maggior numero di cellule e neuroni, per le donne, nella regione del cervello legata all’olfatto.
Si pensa che computer e programmazione sia una questione maschile: nulla di più sbagliato. Lo scorso anno ha distruggere lo stereotipo ci ha pensato uno studio coordinato dal California Institute of Technology, che ha provato che le programmatrici sono più brave dei colleghi maschi, a patto che la identità resti nascosta. Suona strano? Eppure è cosi. I ricercatori hanno analizzato un milione e mezzo di user della open source per lo sviluppo di programmi informatici GitHub. Hanno chiesto alle donne di celare la loro identità di genere: in questo modo i loro contributi sono stati approvati nel 78,6{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8} dei casi contro il 74,6{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8} della media degli uomini. Se le donne svelavano il loro genere, però, il tasso scendeva al 62,5{e5925ab456baa108b177d229079051129a7ceafafa55020a5c1a5c6cf6f9e4e8}.
Dalla schiavitù alle epidemie, le donne sono sempre state in grado di superare con maggior successo alcune delle condizioni di maggiore stress cui l’organismo possa essere soggetto. Lo ha determinato una ricercatrice italiana, la dottoressa Virginia Zarulli, professore associato della Università della Danimarca meridionale, che ha pubblicato il suo lavoro sulla rivista Pnas, dimostrando che, nel corso di una serie di eventi storici, tra schiavismo e carestie, hanno reagito meglio a stati di fame, malattie e violenza, sopravvivendo meglio e più a lungo. Insomma: da sempre pronte a resistere a tutto.
Secondo uno studio condotto dalla psicologa Marianne LaFrance dell’Università di Yale e pubblicato sulla rivista Psychological Bulletin, è provato: le donne tendono a sorridere più degli uomini. Anche se il “tasso del sorriso”, se così vogliamo chiamarlo, varia in base alla cultura, all’etnia e all’età. Per non parlare della posizione lavorativa: quando occupano posizioni professionali simili, uomini e donne si uniformano nella quantità di sorrisi.
Gli studi sul tema sono diversi, e arrivano tutti alla medesima conclusione. L’ultimo è opera del ricercatore inglese Kyle Sue, della Memorial University di Newfoundland, secondo il quale alla fin fine, il risultato dei virus stagionali sulla salute dell’uomo sarebbe più dirompente che nei confronti delle donne, a causa di una risposta immunitaria più debole. Sulle ragioni, però, la scienza si divide. C’è chi parla del ruolo positivo degli estrogeni e chi ipotizza, al contrario, che sia il testosterone a smorzare la risposta immunitaria. Ma certezze non ce ne sono.
Il cervello delle donne è più attivo di quello degli uomini quando si tratta di aree che hanno a che fare con la corteccia prefrontale, che è quella legata all’autocontrollo e al ragionamento, e che si lega direttamente alle emozioni: a provarlo è un maxi studio condotto da Daniel Amen, fondatore della Amen Clinics (Usa), il cui lavoro è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease.